>> LA FESTA DI SANT'AGATA A CATANIA

17-03-2022 10:11 -

Dal 3 al 5 Febbraio la città di Catania ed i suoi cittadini, entrano nel vivo dei festeggiamenti agatini. La festa di Sant’Agata, infatti, patrona della città, è la terza per importanza in tutto il mondo. Ogni anno, infatti, migliaia di turisti, giornalisti e fedeli, affollano le strade del centro storico, intenti a seguire ogni momento della celebrazione. Folklore e religione si mescolano, dando vita ad uno spettacolo unico, condito da momenti festosi come i famosi fuochi d’artificio della “sira o’tre” uniti ad appuntamenti solenni e commoventi, che si alternano durante i 3 giorni di festa. Molto si sa di Sant’Agata, del suo martirio e dello svolgimento della festa ma ci sono cose che siamo certi vi incuriosiranno, perchè meno comuni del solito.

Ecco le 10 cose che forse non sapete sulla festa di “Sant’Aituzza”:
1 Nel 2002 l’Unesco l’ha proclamata bene etno – antropologico patrimonio dell’umanità della Città di Catania nel mondo

2 Il busto-reliquario dove sono conservate le spoglie della Santa è fatto di argento, risale al 1300, è l’unica opera rimastaci dell’orafo senese Giovanni di Bartolo che l’ha realizzata ed è coperta da più di 300 gioielli donati dai fedeli catanesi.

3 I fiori del fercolo sono sempre garofani e il loro colore cambia in base al giorno della festa. Sono rossi fino al 4 febbraio per simboleggiare il martirio, e bianchi dal 5 in poi come simbolo di consacrazione a Dio.

4 Ognuna delle 12 candelore che accompagnano il fercolo può pesare fino a 900 kg e deve essere portata da almeno 12 uomini.

5 Lo scrigno d’argento che contiene le reliquie della santa fu realizzato dall’artista catanese Angelo Novara nel XV sec che vi raffigurò sopra le scene di vita di Agata. All’interno dello scrigno le sacre reliquie sono conservate in appositi reliquari tutti di forma e foggia diversi perché realizzati in diversi periodi storici.

6 L’iscrizione agatina M.S.S.H.D.E.P.L., è legata a una leggenda, che narra di una tavoletta portata da un angelo e depositata sulla tomba di Sant’Agata nel 251 d.C. Significherebbe “Mens sana spontanea, honori Dei et patraie liberationi”: la mente di Sant’Agata è sana e spontanea per l’onore di Dio e per la salvezza della città natale, di cui è patrona.

7 Pare che che nella notte tra il 4 e 5 febbraio, proprio nei giorni del martirio di Agata, dal fiume Simeto in cui perse la vita il proconsole Quinziano (cioè colui che strappò le mammelle della santa), si sentano ancora le sue urla disperate che sembrano invocare ripetutamente il nome di Agata.

8 Agata è celebrata anche a…Palermo! Ebbene sì: insieme a santa Cristina, santa Ninfa e sant’Oliva, è infatti una delle quattro sante protettrici della cosiddetta Città Felicissima (Santa Rosalia nascerà solo nel XII secolo).

9 Dal Cinquecento e fino a metà Ottocento, esistevano le ‘ntuppateddi, ovvero donne, appartenenti a varie classi sociali, che nei pomeriggi del 4 e 5 febbraio, si avventuravano da sole in giro per la città avvolte in un grande mantello e con il volto completamente celato per non farsi riconoscere. In quel tempo era un’usanza fuori dal comune che una donna, sia sposata che nubile, uscisse di casa senza essere accompagnata. Esse andavano in giro per la città accettando dolci e regali da corteggiatori occasionali.

10 Nel 2011 è stato registrato il record di durata dei festeggiamenti. Il busto della Santa è rientrato in Cattedrale alle 12.45 circa del 6 febbraio, con largo ritardo rispetto alle previsioni. Inoltre per motivi di sicurezza e per la prima volta nella storia il busto è stato posizionato sul tronetto al centro del presbiterio, anziché nella sua cappella, in occasione di una messa .